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Cronaca Bagnoli di Sopra

Profughi, l'ennesimo appello del sindaco Roberto Milan:"Basta arrivi a Bagnoli"

Il primo cittadino del comune padovano punta il dito contro la mala gestione dell'accoglienza diffusa:"I numeri sono scesi da 800 a 700 presenze in questi due mesi solo perché un centinaio di migranti ha lasciato volontariamente la base"

Dopo la protesta di giovedì dove duecento profughi, ospiti dell'ex base San Siro, hanno manifestato lungo le vie di Bagnoli chiedendo la semplificazione delle procedure burocratiche per poter abbandonare in tempi rapidi il centro di Bagnoli, interviene il primo cittadino del comune padovano Roberto Milan.

GESTIRE MALE. "Vogliono riempire ancora di più la base di Bagnoli riavviando gli arrivi di migranti bloccati due mesi fa dopo le mie pressioni. - spiega Milan in un post su Facebook - Spetta al Prefetto far uscire i più "anziani" da Bagnoli per evitare le proteste. E i numeri sono scesi da 800 a 700 presenze in questi due mesi solo perché un centinaio di migranti ha lasciato volontariamente la base. Con questi ritmi di uscite volontarie il centro è destinato a scomparire, ma da solo senza nessun sforzo da parte di nessuno, tantomeno della Prefettura. Il blocco degli arrivi a Bagnoli deve essere mantenuto. Concentrare centinaia di persone è gestire male".

"CHIUSI HUB". Da tempo Milan, insieme ai sindaci di Cona (Venezia) e Agna si batte affinchè i centri migranti presenti sul territorio vengano chiusi. Sul caso era intervenuto anche il ministro Minniti che aveva rassicurato i primi cittadini del cosiddetto "distretto del profugo", annunciando la sua intenzione di ridurre la concentrazione di migranti nelle due strutture ravvicinate del Padovano e del Veneziano, fino a chiudere definitivamente i due hub.

IL PRECEDENTE. Quella di giovedì non è stata certo la prima manifestazione di protesta messa in atto dai richiedenti asilo ospiti di Bagnoli. L'ultima risale allo scorso 17 gennaio, quando un gruppo di migranti bengalesi impedì l'accesso e l'uscita dal campo agli operatori, per manifestare le proprie difficoltà di convivenza con gli altri richiedenti asilo provenienti dall'area sub-sahariana, in particolare ivoriani e nigeriani.

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